I primi insediamenti umani di cui la ricerca archeologica ha potuto trovare le testimonianze nell'isola di Lipari (la più grande isola delle Eolie) risalgono all'inizio del neolitico medio, agli ultimi secoli del V millennio a. C. Sono dovuti a genti provenienti dalla Sicilia, come indicano le ceramiche "dello stile- Stentinello" che caratterizzano i loro villaggi.
Si sono insediati sull'altipiano dell'isola, al Castellaro Vecchio o a Zinzolo, sia a causa della fertilità dei terreni, sia per la presenza di una sorgente quella di Madoro, allora forse più attiva di oggi.Il loro stanziamento nell'isola è in stretto rapporto con la presenza dell' 0ssidiana, il vetro vulcanico eruttato dal vulcano del Monte Pelato, che era il materiale più tagliente che l'uomo avesse a disposizione, più tagliente della selce ma assai meno robusta, per cui si prestava solo per usi specializzati.
L'ossidiana che si trova solo in pochi punti del Mediterraneo, era largamente esportata da Lipari in tutto il bacino occidentale di questo mare, ed era quindi una eccezionale fonte di ricchezza per gli abitanti.Essi si procuravano l'ossidiana staccandola a blocchi dalle formazioni vetrose che si intercalavano nella colata lavica o la raccoglievano sotto forma di bombe, frammiste negli strati di pomice, e la lavoravano nei loro insediamenti per ridurre i blocchi in nuclei regolari, dai quali fosse possibile trarre per percussione indiretta le belle lame taglientiche si potevano esportare.
Negli insediamenti di Lipari vi è infatti una enorme quantità di schegge, costituenti il rifugio di questa lavorazione.La ricchezza causata dal commercio dell'ossidiana ha fatto sì che alcuni secoli dopo altre genti, venuti da lontano, si impadronissero dell'isola di Lipari, stanziandosi questa volta sulla rocca del Castello, che è una vera fortezza naturale.Nei secoli che precedono il 3000 a. C. (neolitico superiore) Lipari era certamente uno dei più popolosi insediamenti del bacino occidentale del Mediterraneo.
In ogni isola ci sono fenomeni geologici interessanti ed a volte unici: a Stromboli il cratere è in perenne attività da sempre, tanto da costituire un faro per i naviganti di ogni epoca e la sua attività fatta di periodiche esplosioni viene usata per definire lo stesso tipo di attività per vulcani di tutto il mondo;a Panarea ci sono i "Gorghi ribollenti", emissioni gassose molto elevate in mare di gas vulcanici;a Lipari ci sono le terme con acque calde sorgive utilizzate fin dai tempi dei romani;a Vulcano oltre alle fumarole sul cratere, ci sono i fanghi caldi curativi da sempreusati per curare la pelle e subito di fianco le acque calde, soffioni leggeri usati anche per curare riniti.Tutte le isole sono di origine vulcanica e crateri antichi ormai spenti sono presenti dovunque.
STROMBOLI è un isola di formazione molto recente, l'ultima fra l'Eolie ad essere emersa dal mare. Probabilmente la sua nascita è stata preceduta da quella dello Strombolicchio, un piccolo vulcano di cui l'ultimo resto è lo scoglio isolato nel mare, ad una distanza di un Km e mezzo dall'isola attuale. Questo scoglio rappresenta ciò che resta della lava consolidatasi nel condotto eruttivo, mentre il conico vulcanico, costituito da materiali piroclastici incoerenti e da piccole colate laviche posati su di essi, è stato completamente demolito dal mare.
L'assetto geologico della porzione emersa di Panarea(v. foto sotto)
è il risultato di un'attività vulcanica piuttosto articolata sviluppatasi in un intervallo di tempo compreso tra circa 200.000 e meno di 10.000 anni fa.Lo stile dell'attività vulcanica è caratterizzato principalmente dalla messa in posto di duomi e , subordinatamente, di colate laviche e dicchi. I primi prodotti affioranti sull'isola sono riferibili allo stadio di attività vulcanica indicato come Paleo-Panarea e sono rappresentati da corpi duomici a composizione andesitico-dacitica del settore settentrionale, e da alcune colate laviche coperte da brecce piroclastiche affioranti esclusivamente lungo il settore occidentale. Il fenomeno di origine vucanica oggi presente a Panarea e che è il più rilevante sono i Gorghi Ribollenti.
A LIPARI si trovano molti crateri di vulcani spenti da secoli, la parte vulcanica più appariscente sono le cave di pomice, un materiale leggero ed inerte bianco che conferisce ad alcune zone un aspetto lunare. E poi tracce ovunque di fenomeni vulcanici, come alle fumarole del Caolino, la bocca di aria calda a Piano Greca, le Terme di San Calogero.
A SALINA la formazione dell'isola ha avuto una storia assai complessa, che si è svolta attraverso due periodi ben distinti di attività vulcanica, separati fra loro da un lunghissimo periodo di quiescienza. Il primo periodo è iniziato circa 500.000 anni fa, durante le fasi avanzate della glaciazione di Mindel, quando cioè il livello del mare era molto più basso di quello attuale. Si sono formate allora due isole distinte, separate fra di loro. Una ad Ovest, costituita dal Vulcano del Corvo, l'altra più ad Est, costituita da due vulcani congiunti fra loro: il Vulcano del Capo, che costituisce l'estremità Nord Est dell'isola attuale, e il Vulcano del Monte Rivi a Sud Ovest di esso. I loro crateri sono oggi difficilmente riconoscibili. In un secondo momento sul finire della glaciazione di Mindel, a Sud del Monte Rivi si è formato il Vulcano della Fossa delle Felci, che ha raggiunto la quota di quasi mille metri. Esso forma il quarto Sud Est dell'Isola di Salina, incombendo sugli abitati di Santa Marina e di Lingua.
VULCANO è sovrastata da un cono vulcanico con la sola attività fumarolica , ma molti fenomeni vulcanici sono presenti sull'isola, dai fanghi alle acque calde fino ad alcune bocche di calore che venivano dette geiser e che in passato si è pensato di sfruttare per produrre energia elettrica. Al cratere di Vulcano si affianca quello di Vulcanello, un antico cratere ormai non più in attività.
FILICUDI non è altro che la parte superiore di una complessa struttura di tipo vulcanico sommersa. A partire dal Pleistocene si sono formati molti centri eruttivi e similari, adesso si possono distinguere sei diverse strutture vulcaniche: dal filo di Sciacca a Zucco Grande, Fossa delle Felci e Monte Terrione, la Montagnola e infine Capo Graziano. Oggi non vi sono più segni di attività vulcanica secondaria anche se a fine secolo scorso veniva segnalata una sorgente d'acqua calda non più identificata.
ALICUDI è del tutto a sè stante, si erge come un grosso scoglio dal mare, poco accessibile, un abitato piccolo, un pontile di attracco in mare aperto, un'unica strada esistente che costeggia il mare e poi gradoni su gradoni per accedere alle case che si spingono fino alla sommità dell'isole e dove c'è un pianoro dove anticamente si tenevano gli animali, mucche, pecore, capre.