Le grotte costituiscono la prima dimora conosciuta dell'uomo in Sicilia. Diciamo conosciuta perché sappiamo, da non molto tempo, che i primi abitanti dell'isola non furono gli occupanti delle grotte, ma bande di cacciatori che ci hanno lasciato i labili segni della loro presenza databile ad oltre centomila anni fa, sotto forma di rudimentali strumenti prodotti da pietre e ciottoli scheggiati con maestria ed efficacia. Se le grotte furono abitate all'incirca 12.000 anni fa, i primi uomini avevano, pertanto, popolato la Sicilia alcune centinaia di migliaia di anni prima.Ma torniamo alle grotte, in esse gli uomini consumarono non soltanto i riti e le pratiche del quotidiano tran-tran domestico, ma anche quelli estemporanei dell'invocazione delle forze della natura e della propiziazione alla caccia.
E' proprio nel territorio suburbano di Palermo che si trova uno dei "santuari" più famosi della preistoria europea e mediterranea: la grotta dell'Addaura. In essa un ignoto artista-stregone tracciò, con linee sottili ma decise, i contorni essenziali di alcune figure umane che danzavano intorno a due acrobati o vittime. L'esegesi della scena non è chiara. Per alcuni l'immagine rappresenta un'animata esibizione ginnica, per altri, invece, l'artista volle ricordare un vero e proprio sacrificio umano basato sull'autostrangolamento delle due vittime per l'azione lenta ed inesorabile di robuste corde che legavano collo e fallo passando attraverso i glutei.
Sull'altro versante del monte Pellegrino, alla grotta Niscemi, ed in tante altre grotte del litorale (da quella della Za' Minica, presso Carini, a quella del Genovese, a Levanzo) è un infittirsi di esemplari raffigurazioni naturalistiche o schematiche collocabili intorno ai 12.000-8.000 anni fa. Si tratta, pertanto, di un comprensorio di primaria importanza per la conoscenza dell'arte rupestre paleo-mesolitica.Passando ai periodi successivi della preistoria, al neolitico ed all'età del rame e del bronzo, ricordiamo la grotta dell'Uzzo, nel nord-ovest dell'isola, ormai famosa per averci offerto la completa sequenza cronostratigrafica del passaggio dalla caccia alla raccolta ed all'agricoltura. Le ricerche in questa grotta hanno contribuito a ridimensionare il tradizionale paradigma diffusionista che voleva il neolitico introdotto totalmente dall'Oriente, rivalutando il ruolo fondamentale delle comunità locali. In seguito a questi scavi si è percepito con chiarezza che la facies neolitica di Stentinello, caratterizzata dalla elaborata ceramica decorata da incisione, impressione ed excisione, associata a quella dipinta in bicromia e tricromia, è successiva ad una prima fase a decorazione impressa presente, oltre che all'Uzzo, anche nella famosa Grotta del Kronio, presso Sciacca.
Ad una fase avanzata dello sviluppo neolitico si riferisce l'insediamento di Stretto a Partanna dimostrando il culmine di un sistema efficace di sfruttamento delle risorse ecosistemiche.La fase successiva dell'eneolitico, ben rappresentata dall'insediamento di Roccazzo, nel sud-ovest dell'isola, noto per la completezza del suo impianto insediamentale caratterizzato da capanne rettangolari e dalla comparsa di tombe a pozzetto e grotticella, rappresenta una fase di assestamento del modello agro-pastorale che proseguirà con proprie dinamiche evolutive per molti secoli a venire.Con l'eneolitico si introduce la tomba a pozzetto e grotticella che costituisce una rottura con il passato e l'inizio della lunga evoluzione del sepolcro ipogeico che in Sicilia ebbe particolare diffusione e successo fino all'epoca storica.L'eneolitico è caratterizzato dalla presenza di diversi stili ceramici che presentano alcune varianti significative nelle varie parti dell'isola. Tuttavia la sequenza Conzo, San Cono - Piano Notaro, Serraferlicchio, Malpasso costituisce una valida griglia cui si affianca quella eoliana caratterizzata dal passaggio tra Piano Conte e Piano Quartara.Tra eneolitico ed antica età del bronzo si colloca l'episodio significativo del Bicchiere Campaniforme (vero e proprio fenomeno di diffusione etnico-culturale di origine europea in Sicilia) inserito egregiamente ai margini occidentali del vasto areale di diffusione della civiltà di Castelluccio che, susseguente alla facies di Sant'ppolito (da cui probabilmente deriva) costituisce la più tipica manifestazione dell'antica età del bronzo siciliana.Per quanto attiene all'età del bronzo oltre alle già citate testimonianze eoliane altre isole minori della Sicilia offrono testimonianze di grande interesse. E' il caso dei famosi Sesi di Pantelleria: