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il duomo di Modica - la chiesa di San Giorgio
AKRAI - Palazzolo Acreide (SR) -
La città di Akrai, ubicata ad ovest rispetto alla moderna Palazzolo Akreide, la più antica delle subcolonie di Siracusa, secondo Tucicide, fondata 70 anni dopo la fondazione della madrepatria, si trova nella zona più occidentale dell’altipiano posto tra le due valli del Tellaro a sud e dell’Anapo a nord ed occupava un posto strategico che consentiva il controllo dell’entroterra.
I primi studi sull’antica città risalgono al sec. XVI e riguardarono il problema dell’identificazione del sito della città antica. Il primo ad identificare Akrai con il sito posto ad ovest di Palazzolo fu il Fazello, ma è solo con il barone Judica nel sec. XIX che comincia la vera e propria ricerca archeologica.
Le ricerche più recenti all’interno del sito della città antica hanno consentito di mettere in evidenza un asse viario (platea), con orientamento E-W, che costituiva l’asse viario più importante, che collegava le due porte della città (la siracusana e la selinuntina). Di essa si è messo in luce un tratto di circa 250 m; presenta una larghezza di 4,00 m. ed una pavimentazione in pietra lavica di età tardo-ellenistica. Tale asse era intercettato da strade trasversali (stenopoi), larghe m. 3,00 circa. Ne sono state messe in luce 2 a sud e 5 a nord rispetto all’asse stradale. Il lastricato di queste sembra limitarsi solo ai tratti degli incroci. Tali stenopoi incrociano la platea obliquamente e quelli posti a nord sono sfalsati e non allineati con quelli posti a sud. L’impianto urbano sembra avere avuto tre fasi edilizie: di età arcaica, di età ellenistica e di età romana. Ad ovest la platea terminava in una piazza, anch’essa pavimentata, mentre sul lato est costeggiava la scena del teatro che era quindi inserito nello schema urbano.
Il teatro fu scoperto nel 1824 da G. Judica. A lui si deve lo scavo della scena, dell’orchestra, dei gradini più bassi della cavea, ma anche interventi di restauro e la ricostruzione della cavea fino al dodicesimo gradino. Lo studio e le ricerche furono poi riprese da L. Bernabò Brea. Nel complesso si tratta di un edificio piuttosto piccolo con la cavea, in gran parte ricavata nel pendio della collina, di forma semicircolare come l’orchestra. Aveva originariamente nove cunei, separati da otto scalette, ma solo i due alle estremità erano interamente costruiti. Ricostruita fino al 12° gradino non doveva averne più di 14. Mancavano le parodoi e l’accesso avveniva da due stretti passaggi posti ai lati della scena. Di questa si riconosce un rifacimento di età imperiale, costituito da un pulpitum posto su una parte della scena. Tale monumento è stato inquadrato cronologicamente di età ieroniana (III sec. a.C.) come il vicino bouleuterion.
Il Bouleuterion, posto a sud-ovest del teatro, fu scavato nel 1820 dallo Judica. E’ costituito da un ambiente quadrangolare, con cavea costituita da sei ordini di gradini, distinti in tre cunei. Era preceduto da un portico sull’agorà.
Sulla collina che domina a sud il teatro è un tempio arcaico (probabilmente seconda metà VI sec. a.C.), posto nel punto più alto della città, identificato con il tempio di Afrodite, menzionato in una iscrizione. Sulla base degli studi condotti, presenta una cella con adyton ed un pronao antistante; aveva una peristasi di 6x 13, con una seconda fila di colonne sulla fronte.Ad est del teatro sono le latomie dell’Intagliata e dell’Intagliatella. Si tratta di cave di pietra, trasformate di età cristiana e bizantina in sepolcreti ed abitazioni. L’intagliatella, che ha uno sviluppo ad “I”, aveva anche sulla fronte della latomia degli incavi che alloggiavano delle tavolette o pinakes, con scene relative al culto degli eroi.
il Duomo di MONREALE
Il chiostro appartenente al complesso dell’abbazia benedettina di S. Maria la Nuova, fondata nel 1174 per volere del re normanno Guglielmo II, funge da perno di tutto il complesso abbaziale che si sviluppa intorno ad esso. Di forma quadrata, è ritmato da arcate ogivali su colonnine binate, tetrastili ai quattro angoli, variamente decorate a mosaico, a “chevron” o con motivi fitomorfici tardo-classici.Analogamente, ricca e varia è la decorazione dei capitelli dove si ritrovano temi legati all’iconografia religiosa, Vecchio e Nuovo Testamento, animali tratti dal bestiario medievale e della tradizione mediorientale a motivi fitomorfici