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tempio di Agrigento

Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi è istituito, come ente autonomo, con la legge regionale 20/2000, ricalcando il perimetro della zona A dei precedenti vincoli ministeriali del 1968 e del 1971 e della Regione Siciliana del 1991.Il termine Valle dei Templi, fino a tempi recenti riferito all’area della città antica, si estende oggi al territorio circostante interessato dalle necropoli e dai santuari extra-moenia, attraversato dai fiumi Akragas ed Hypsas, fino al mare di San Leone. In essa, le valenze ambientali e naturali, fortemente caratterizzate dall’intervento umano, si fondono con i monumenti archeologici, ora solenni come i templi, ora discreti e suggestivi come le necropoli e i complessi ipogeici. La gran parte della città classica e romana è tuttavia ancora nascosta sotto la distesa di mandorli ed ulivi secolari. E da quella riserva segreta emergono ancora, di quando in quando, nuove testimonianze della sua vita.

Il Parco, attraversato dalla viabilità pubblica di collegamento tra la città moderna e il mare, si articola in diverse aree, ora contigue come nel caso delle aree sulla collina che comprendono, nel settore orientale, i templi di Giunone, della Concordia e di Ercole e le necropoli ipogeiche e sub divo e, nel settore occidentale, i Templi di Zeus e dei Dioscuri, il gymnasium, l’area dei santuari Ctoni, la Colimbetra, e il Tempio di Vulcano. All’interno di questa si ritrovano l’antiquarium paleocristiano di Casa Pace, l’antiquarium iconografico della Valle dei Templi, nel caseggiato rurale di casa Barbadoro, e l’antiquarium di Villa Aurea. A nord est della collina, sulle pendici della Rupe Atenea, altra vasta aerea monumentale caratterizzata dalla presenza del santuario ctonio di e del tempio Demetra, sul quale. In età normanna venne edificata la chiesa, tuttora esistente, di San Biagio. Nella zona persistono ampi, monumentali resti delle fortificazioni di età greca, e dei caseggiati rurali che ospiteranno attività di carattere culturale del Parco.

Altra area monumentale del Parco, a nord della collina e a questa collegata attraverso la viabilità antica, di recente portata alla luce, è il Quartiere Ellenistico Romano e il poggio di San Nicola, sul quale sorge il Museo Archeologico, ricavato nei resti di un convento medioevale cistercense, e il complesso degli edifici pubblici della città antica, tra i quali emergono l’Ecclesiastrion, lo bouleterione, l’Oratorio di Falaride, e, al centro di un portico, un tempio romano di recente portato alla luce. Le Necropoli, formano degli ampi sistemi nelle aree esterne alla cinta muraria e si sviluppano soprattutto nella piana a sud della collina e ad occidente di essa.

Collina dei Templi

A partire dalla fine del VI secolo a.C. comincia a delinearsi, con la costruzione del tempio perpetro c.d. di Eracle , l’assetto monumentale di questo settore orientale della collina. Tale opera di monumentalizzazione nel corso del V secolo, particolarmente tra il 450 e il 430 a.C.trova la sua più alta definizione con la costruzione dei Templi di Giunone e della Concordia. Quest’ultimo è il meglio conservato dei templi agrigentini e presenta una peristasi (colonnato) di 6x13 colonne e conserva i caratteri del migliore stile architettonico dorico. Deve l’eccezionale stato di conservazione alla sua trasformazione, operata nel Vi secolo dal vescovo Gregorio, in basilica cristiana dedicata agli apostoli Pietro e Paolo. A tale trasformazione si fanno risalire ad esempio l’apertura delle arcate lungo i muri della cella.

A nord del tempio si conservano i resti di una necropoli paleocristiana e bizantina cui appartiene la necropoli ipogeica denominata Grotta Frangipane, il più importante complesso catacombale agrigentino.

Si può inoltre, visitare l’antiquarium di “Casa Pace”, una vecchia casa colonica ristrutturata che raccoglie la documentazione proveniente dalla necropoli paleocristiana agrigentina e da altri siti della provincia.

Tempio di Giove e Santuario delle Divinità ctonie

Il tempio di Zeus Olimpio eretto dopo la battaglia di Himera, dalle dimensioni colossali (m. 45x56,30), presentava un falso colonnato di 7x14 semicolonne e una sequenza di gigantesche figure (Telamoni) poste ad una certa altezza sul muro di chiusura degli spazi intercorrenti tra ogni semicolonna.

Di queste gigantesche figure, una è stata ricomposta al Museo Archeologico di Agrigento.

Alle spalle del Tempio, dopo un settore abitato, sorto probabilmente in funzione del santuario, si trova un’area sacra all’interno della quale si riconoscono i resti di un tempietto eretto nel VI secolo a.C., rimaneggiato nel V e nel corso del III sec. a.C., aperto su un vasto piazzale lastronato delimitato a Nord e a Est da un portico ad L.

Immediatamente ad Ovest, superate le rovine di porta V, si accede all’area del c.d. santuario delle divinità ctonie, il più importante complesso di edifici sacri dedicati al culto delle divinità ctonie (Demetra e Kore), in vita dall’età arcaica (VI sec. a.C.) a quella ellenistica. Tale santuario è caratterizzato dalla presenza di recinti a cielo aperto con uno o più altari all’interno. Al V sec. a.C. risalgono, invece i resti del tempio periptero c.d. dei Dioscuri del quale si conserva l’angolo nord occidentale.

Un’ultima area sacra è infine ubicata all’estremità occidentale del terrazzo che si affaccia sulla Colimbetra, l’ampia depressione identificata con la vasta piscina di cui parla Diodoro. L’area è stata recentemente affidata al FAI ed è stata oggetto di interessante restauro ambientale e restituita alla fruizione.


teatro greco di Siracusa

Il teatro è sicuramente tra i più famosi del mondo antico: di esso viaggiatori e paesaggisti del ‘700 e dell’800 hanno lasciato diverse descrizioni e vedute. Il monumento è stato oggetto di numerosi studi che non solo lo hanno esaminato in sé, ma hanno approfondito l’origine e l’evoluzione del teatro greco quale creazione architettonica. Numerose fonti ci parlano di un teatro greco di Siracusa, opera dell’architetto Damocopo detto Mirylla. A questo monumento sono legati diversi momenti della vita della città, sia da un punto di vista politico che culturale. Tra gli archeologi è dibattuto il problema se questo più antico teatro corrisponda per luogo e per forma all’edificio che oggi si vede. Del teatro è conservata la parte scavata nella roccia, mentre la parte costruita della cavea così come i monumentali resti della scena di età romana sono persi, forse a causa del riuso dei blocchi e da parte degli Spagnoli che se ne sarebbero serviti per realizzare le fortificazioni di Ortigia tra il 1520 ed il 1531.

Le indagini archeologiche già cominciate tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 sono continuate a più riprese, e studi e ricerche continuano ancora oggi. Il teatro scolpito nella roccia del colle Temenite presenta una cavea di grandissime dimensioni, con 67 ordini di gradini; divisa in nove cunei da otto scalette ed in senso orizzontale, a metà circa, da un corridoio (diàzoma). La parete a monte di tale diazoma, caratterizzata dalla presenza di modanature, reca incise delle iscrizioni in greco. Dal primo cuneo ad ovest sono i nomi di: Gelone II (forse), figlio di Ierone II ed a lui premorto, di Nereide sua moglie, di Filistide, moglie di Ierone II, e di Ierone II. In corrispondenza del V cuneo vi sono alcune lettere che permettono di restituire “Zeus Olimpio”; sembra inoltre che seguisse il nome di Eracle. I nomi di altre divinità non sono più leggibili.

La tecnica costruttiva, le dimensioni la forma della cavea e dell’orchestra e anche le iscrizioni ora descritte hanno suggerito ad alcuni studiosi di porre la costruzione del il monumento tra il 238 e il 215 a.C. La parte superiore della cavea, costruita a partire dal 19° gradino sopra il diazoma, era delimitata da un muro che costituiva sostegno per il terrapieno artificiale. Sia l’orchestra che l’area della scena recano tracce di successive modifiche, trasformazioni legate sia alle diverse esigenze dell’apparato tecnico, che all’utilizzo del teatro nei secoli. Le diverse tracce sulla roccia sono state interpretate in modo diverso con conseguenti diverse letture delle varie fasi del monumento stesso.

Alcuni studiosi (Anti, Polacco) hanno visto le tracce di un primo teatro di forma lineare e poi trapezoidale che solo in età timoleontea avrebbe assunto una forma semicircolare. Altri pensano che abbia avuto una forma semicircolare fin dalle origini e che il taglio trapezoidale si debba considerare come il risultato in età tarda della trasformazione del teatro a luogo per spettacoli e giochi d’acqua. Gli ultimi interventi sul teatro sembrano potersi riferire agli inizi del V sec. d.C., sulla base di una iscrizione, ora perduta, che ricorda un intervento sulla scena da parte di Nerazio Palmato.

Alla sommità della cavea, nel settore occidentale, era un portico a “L”. Rimane visibile una banchina, tagliata nella roccia, riferibile alla fondazione del colonnato frontale. Sono visibili lembi della pavimentazione in cocciopesto e fori per travi. Al centro della parte rocciosa è una grande grotta artificiale che presenta un soffitto a volta ed all’interno una vasca rettangolare con rivestimento in cocciopesto che raccoglie l’acqua che sgorga da una nicchia nella parte di fondo. Tale condotta è un ramo dell’acquedotto “del ninfeo” di età greca, mentre l’altra conduttura che pure raggiungeva i ninfeo era parte dell’acquedotto Galermi.

All’esterno, la grotta è caratterizzata dalla presenza di 4 nicchie; due, più piccole, rivestite in origine di intonaco e due più grandi, poste esternamente rispetto alle prime e più in basso. E’ molto probabile che ospitassero in origine statue e che siano state trasformate successivamente in sepolture. La parete dove si apre la grotta, è superiormente decorata da un fregio dorico del quale restano labili tracce. Tale sistemazione si pensa fosse precedente alla creazione del portico.

Questa area doveva essere connessa con il teatro ed è stata da alcuni identificata con il MOUSEION, sede ufficiale della corporazione degli attori, sia sulla base di due iscrizioni onorarie, sia per il rinvenimento di tre statuette femminili in marmo, forse da identificare con Muse. Ad ovest della grotta la parete è coperta da incavi di forma rettangolare. Ad est rispetto alla grotta era stato impiantato un mulino mentre ad ovest era la chiesa di S. Maria della Grotta; entrambi vennero demoliti nel ‘900.

Ad ovest della terrazza ha inizio la Via dei Sepolcri, le cui pareti presentano incassi per quadretti votivi. Si aprono lungo le pareti, su ambedue i lati, una serie di ipogei di età bizantina. Tale via conduce alla sommità del Temenite in un’area oggi a terrazza e che presenta numerose testimonianze. Secondo un approfondito studio effettuato da L. Polacco si possono riconoscere le fondazioni di due templi e la presenza di fosse votive riferibili al santuario di Demetra e Kore. Scavi recenti (Voza) invece hanno pensato di poter evidenziare in quest’area, che pure reca tracce di epoca preistorica, le fondazioni di un tempio, posto pressocchè al centro della terrazza. La parte centrale di tale edificio arcaico sarebbe interessata anche dalla presenza di due tombe monumentali di periodo successivo e riferibili al V sec. a.C..

L’area è stata interpretata come quella del Santuario di Apollo Temenite, ricordato anche da Tucidide, e nella quale secondo le fonti vi era una statua monumentale di Apollo, poi fatta trasferire da Tiberio a Roma. La zona avrebbe avuto un assetto monumentale in età ieroniana, con la creazione di un portico ad “U”, con fronte a sud, che avrebbe incluso il tempio al centro e avrebbe collegato questa all’area sottostante del teatro, e, implicitamente, all’impianto urbanistico e ai due quartieri della Neapolis e di Akradina. All’estremità del braccio orientale di tale stoà vi sarebbero stati due templi identificabili con quelli di Demetra e Kore -o meglio di Cerere e Libera- menzionati da Cicerone. Sempre nel settore orientale di tale area, e più precisamente nel tratto soprastante le c.d. Grotta del Salnitro e dei Cordari, è stata esplorata una necropoli di età tardo-arcaica e classica. E’ in tale area che sono evidenti anche tratti di sedi stradali; sono state messe in luce tracce consistenti di quella che si potrebbe identificare come la Porta Temenite.

Tutta la fascia ad est rispetto al teatro è caratterizzata da una serie di latomie (cave di pietra): La Latomia del Paradiso, con l’Orecchio di Dionisio, una grotta a forma di “S”, che deve il suo nome al Caravaggio, e che è famosa per il particolare effetto acustico. Segue la Grotta dei Cordari e la Grotta del Salnitro, mentre al di là del costone roccioso si aprono la Latomia dell’Intagliata e quella di S. Venera, le cui pareti sono caratterizzate dalla presenza di numerosissime nicchie votive. Ad est è la Necropoli Grotticelli, caratterizzata da carraie , sepolcri e due colombari, uno dei quali è particolarmente imponente: ha un frontone su semicolonne doriche ed è stato erroneamente identificato con la tomba di Archimede.


orecchio di Dionisio - SIRACUSA

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